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EBOOK - pdf

Descrizione
«L’artista (digitale) può hackerare l’artefatto storico e riprocessarlo di fronte a un pubblico aperto all’ostensione della Rete Web. Potenzialmente l’opera è infinita e la macchina-performer instancabile. Con un meme o un filtro al posto della maschera, il post spettatore non cerca una scena in cui riconoscersi, bensì uno spazio da manipolare e che certifichi la sua compulsiva performatività».
Il libro propone una riflessione teorica sull’allargamento della scena dallo spazio materiale a quello immateriale della Rete Web, dei Network di immagini e dei dati personali di un pubblico disperso in una narrazione “dataficabile” e dominabile dalle intelligenze artificiali. Se il metalinguaggio (matematico) digitale ha la potenzialità di scardinare l’opera d’arte “chiusa” e reinserirla nuovamente in un processo di riscrittura, l’archivio “foucaultiano” sembra retrocedere nel “database” del “network” che è sia “piazza“ che “scena” per un performer virtuoso. Quest’ultimo è svilito dalla computazionale esigenza di esistere nell’autoproduzione della propria immagine in Rete. Sulla base di queste riflessioni il volume espone due casi studio condotti dall’autrice: #Hackdance che esplora l’uso delle tecnologie digitali nella danza e romeo@giulietta/#ShakespeareinInstagram, adattamento intermediale per Instagram dell’omonima opera shakespeariana.
Maria Grazia Berlangieri è docente e ricercatrice in Performing Arts, Nuovi Media e Tecnologie digitali presso Sapienza Università di Roma. È Principal Investigator del progetto di ricerca “DeepDataForm”: sistema per l’analisi computazionale e il Deep Learning nell’ambito delle Scienze Umane e del Cultural Heritage. Collabora come consulente scientifico per la ricerca e la formazione con il Balletto di Roma.
Il libro propone una riflessione teorica sull’allargamento della scena dallo spazio materiale a quello immateriale della Rete Web, dei Network di immagini e dei dati personali di un pubblico disperso in una narrazione “dataficabile” e dominabile dalle intelligenze artificiali. Se il metalinguaggio (matematico) digitale ha la potenzialità di scardinare l’opera d’arte “chiusa” e reinserirla nuovamente in un processo di riscrittura, l’archivio “foucaultiano” sembra retrocedere nel “database” del “network” che è sia “piazza“ che “scena” per un performer virtuoso. Quest’ultimo è svilito dalla computazionale esigenza di esistere nell’autoproduzione della propria immagine in Rete. Sulla base di queste riflessioni il volume espone due casi studio condotti dall’autrice: #Hackdance che esplora l’uso delle tecnologie digitali nella danza e romeo@giulietta/#ShakespeareinInstagram, adattamento intermediale per Instagram dell’omonima opera shakespeariana.
Maria Grazia Berlangieri è docente e ricercatrice in Performing Arts, Nuovi Media e Tecnologie digitali presso Sapienza Università di Roma. È Principal Investigator del progetto di ricerca “DeepDataForm”: sistema per l’analisi computazionale e il Deep Learning nell’ambito delle Scienze Umane e del Cultural Heritage. Collabora come consulente scientifico per la ricerca e la formazione con il Balletto di Roma.