Piccolo saggio di geonautografia

2071. In un mondo futuro distopico e stravolto nei connotati delle sue morfologie d'assestamento di potere, cinquant'anni dopo l'anno d'immatricolazione all'università, facoltà di geografia, è questo il diario del viaggio d'un'estate in giro per la bassa pianura bolognese che è al contempo il tentativo di ricongiungere la Compagnia della Tange, un gruppo d'amici come un altro che per un motivo come un altro si sono persi, come capita un po' a tutti diventando grandi. Credere nella possibilità di ritrovarsi, continuare a percorrere la Via, confidare negli altri, conservare la propria storia come un segreto e una missione. Un romanzo che è un diario postumo e una sciagurata profezia di futuro, una storia d'amicizia fra vecchi che si sono conosciuti da giovani che tutto sommato infonde la speranza nel fatto che peggio di così non potrà in alcun modo andare. Un libro che mette alla prova nella lettura ma non lascia indifferenti. Nato per gioco, come l'idea di scrivere qualcosa per qualcuno, gli amici che appaoiono sotto altre vesti trasfigurati nel racconto, il testo si mano a mano espanso fino a raggiungere i confini della sua fisiologia attuale, denso di esercizi di stile e di ritmo e zeppo d'interpolazioni come citazioni poesie ballate motivetti di spot pubblicitari ritornelli di canzoni pop e così via. Un bel libro, tutto sommato. L'esordio narrativo segreto del tal Elio Quercia.