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Il cinema di Clint Eastwood. A partire dal ciclo di lezioni di Bruno Fornara - Librerie.coop

Il cinema di Clint Eastwood. A partire dal ciclo di lezioni di Bruno Fornara

€ 14,00
Dettagli
FORMATO Brossura
EDITORE Lubrina Bramani Editore
EAN 9788877667618
ANNO PUBBLICAZIONE 2021
CATEGORIA Biografie
LINGUA ita

Descrizione

Il 31 maggio 2020 Clint Eastwood ha compiuto novant'anni. Ma già prima era un "grande vecchio", se a questa formula associamo un'idea di saggezza e preveggenza, di "classicità". C'è chi queste doti le assomma vivendo una vita particolarmente densa e piena, pare che a Clint questo sia toccato. Molte sono le cose che mi piacciono di lui. Almeno dieci, come i dieci comandamenti. La prima che mi piace di lui è il pragmatismo. I suoi sono personaggi del "fare", evitano le pose amletiche, agiscono e nell'azione stessa trovano spesso la risposta al dubbio: sul bene e sul male, sul giusto e l'ingiusto. Accettano di sporcarsi le mani in quella che per comodità definiamo "realtà" e perciò accettano il rischio, calcolano l'insuccesso. Nessuno di loro pecca di astensionismo o di accidia. La seconda cosa che mi incanta è che le sue creature non credono nella salvezza a prescindere, nel lieto fine, nel premio alle buone intenzioni. Guardano in faccia il Destino, lo soppesano e lo sopportano. Seguono il motto antico: "quando viene il dolore, reggilo e astieniti dal metterlo in scena (substine et abstine)". La terza cosa è la virtù della tenacia dei suoi eroi. Vanno avanti. Non perché sono ostinati e rigidi (se fosse così non sarebbe una gran cosa questa virtù) ma perché credono che almeno questo si possa fare: tenere dritta la schiena sotto i colpi. A me viene in mente la Ginestra, che è una bellissima poesia del Leopardi (conviene rileggerla): la ginestra non è stupida, sa che appena il Vesuvio dà uno scrollone, lei finirà distrutta ma nonostante questo continua tenacemente a fare quel che può fare: profuma. Fino alla fine. La quarta è Maggie Fitzgerald. Tutto di lei mi piace. Ma più di tutto il fatto che sa di essere una persona differente, singolare. E giunta a un certo punto della sua vita decide di essere fino in fondo quel che è. La quinta che mi attrae è che gli piace la vita. Si vede proprio. Talmente tanto che della vita accetta anche la morte. La morte così è "solo" l'altro lato della medaglia. La sesta cosa sono gli occhi dell'Ispettore Callaghan. Anzi: la faccia tutta di Clint, scolpita. Scalfita. Erosa. Ma quando sorride.... La settima. Sa fare domande, esistenziali. Ma le fa per via di racconto, di storia. Mai di predica. Non è petulante. E mentre tu guardi, lì nel buio della sala, capisci che è di te che si sta parlando. L'ottava è che è un anticonformista: la società di massa gli sta stretta. Basta pensare a Richard Jewell, una vera parabola sulla facilità dei pregiudizi, sulla fragilità del singolo contro le architetture del potere. La nona è quando alla fine di Gran Torino Walt Kowalski decide di diventare la Vittima. Così esce dalla storia ed entra nel mythos. La decima è questo libro: val proprio la pena di leggerlo. (dalla prefazione di Alessandra Pozzi)