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Atti di notai avellinesi. La peste al Casino del Principe, l'AGP, Pacello fontaniere dei Re, l'oro delle spose, liti nei paesi del vino fra Zaza e i Perrelli - Librerie.coop

Atti di notai avellinesi. La peste al Casino del Principe, l'AGP, Pacello fontaniere dei Re, l'oro delle spose, liti nei paesi del vino fra Zaza e i Perrelli

€ 30,00
Dettagli
FORMATO Libro
EDITORE ABE
EAN 9788872972595
ANNO PUBBLICAZIONE 2021
CATEGORIA Diritto
Storia
LINGUA ita

Descrizione

Avellino fu una città vescovile della provincia di Principato Ulteriore del Regno di Napoli, il cui feudo era divenuto di proprietà privata della Casata Caracciolo. Facevano eccezione i luoghi pii dipendenti dalla provincia Diocesana di Benevento o da altri istituti, come nel caso dell'Ospedale di San Tommaso, appartenuto a Montevergine, o del monastero di San Paolo, accosto alla Casina del Principe, dipendente dall'eremo dell'Incoronata di Sant'Angelo a Scala. Ai Principi avellinesi era piaciuto circondarsi di altrettanta nobiltà, fin da quando scelsero di risiedere a Napoli. Erano i tempi in cui Giambattista Manso (1560-1665) Marchese di Chianche e di Bisaccia diveniva amico di Torquato Tasso (1544-1595), al quale fu dedicato uno dei Dialoghi, precisamente l'ultimo, intitolato appunto Il Manso o vero De L'Amicizia, nel 1592, quaranta anni prima che i Principi Caracciolo scoprissero il celebre scrittore napoletano Gianbattista Basile, autore de Lo Cunto de li Cunti (libro improntato sugli usi e costumi irpini), nominandolo Governatore di Avellino.2 I nuovi capostipiti dei Caracciolo-Rossi, divenuti titolari del feudo di Avellino, vi si insediarono il 6 maggio 1581, dando vita, a partire dal 25 aprile 1589, alla dinastia dei Principi di Avellino. Da quell'anno partono i rogiti notarili consultati e le notizie da essi tratte che fanno di questo libro un piccolo gioiello che sfata fantasie su mura longobarde e chiese inesistenti antiche riportate da alcuni storici ante Novecento, ma in realtà costruite dai Caracciolo.