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Descrizione
Viene qui presentata una ricerca sulle principali caratteristiche del corpo degli avvocati penalisti e sulle loro esperienze processuali. Un campione di mille avvocati dell'Unione delle Camere Penali è stato intervistato telefonicamente in tre diversi momenti dell'ultimo decennio. L'analisi delle loro risposte fornisce un quadro quasi drammatico del fallimento del codice di procedura penale del 1988, soprattutto per quanto concerne la tutela dei diritti della difesa e l'eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Il fallimento deriva principalmente, secondo il campione analizzato, dal ruolo assunto dal pubblico ministero che, da un canto, esercita con grande discrezionalità e piena indipendenza compiti di polizia e, dall'altro, trova nel suo "collega" giudice un'ampia acquiescenza alle proprie richieste, soprattutto nel corso delle indagini preliminari. Gli autori indicano anche le difficoltà di porre rimedio a tale situazione, difficoltà individuate nelle peculiari caratteristiche del nostro sistema giudiziario che hanno finora posto nelle mani della magistratura un alto potere contrattuale nei confronti del Governo e del Parlamento per tutto ciò che concerne l'amministrazione della giustizia.