Per gli acquisti online: spese di spedizione gratuite da 25€ - Per i soci Coop o con tessera fedeltà Librerie.coop gratuite a partire da 19€.
EBOOK - pdf

L'obbedienza non è più una virtù
Protezione:
Adobe DRM
€ 6,99
Dettagli
FORMATO | |
EDITORE | Chiarelettere |
EAN | 9788832963557 |
ANNO PUBBLICAZIONE | 2020 |
CATEGORIA |
Religioni |
LINGUA | ita |
Dispositivi supportati
Computer
E-Readers
iPhone/iPad
Androids
Kindle
Kobo
Descrizione
Tre motivi per leggerlo:
Perché insieme a Lettera a una professoressa rappresenta la testimonianza più preziosa lasciataci da don Lorenzo Milani.
Perché è un piccolo manifesto contro il potere e la servitù della mente e del cuore, in nome della libertà e della responsabilità individuali.
Perché don Milani ha interpretato la cultura non come erudizione o nozionismo ma come base della vera cittadinanza: saper leggere il contratto dei lavoratori – diceva – è cultura.
“Una fiammante, socratica apologia
che ogni ragazzo dovrebbe leggere
appena si sveglia al dubbio e all’esistenza.”
Dall’introduzione di Roberta De Monticelli
Don Lorenzo Milani (Firenze 1923 - 1967). Si avvicina al cristianesimo all’età di vent’anni e a ventiquattro è ordinato sacerdote. Diventa cappellano a San Donato di Calenzano, importante centro operaio vicino a Firenze, dove avvia il suo esperimento di istruzione popolare contro la scuola classista che condanna i più poveri all’ignoranza, dunque alla servitù. È un prete scomodo per la Chiesa, che sceglie di isolarlo esiliandolo in una minuscola comunità sopra Firenze: Sant’Andrea a Barbiana. Siamo nel 1954. Nel 1965 don Milani scrive una lettera aperta a un gruppo di cappellani militari che in un loro comunicato ufficiale avevano definito vile e anticristiana l’obiezione di coscienza. Il gesto gli costa un rinvio a giudizio per apologia di reato e una condanna postuma. Con i ragazzi della scuola di Barbiana don Milani compie una straordinaria avventura umana e spirituale, culminata nel maggio del 1967 con la pubblicazione di Lettera a una professoressa, opera collettiva oggi letta in tutto il mondo.
Perché insieme a Lettera a una professoressa rappresenta la testimonianza più preziosa lasciataci da don Lorenzo Milani.
Perché è un piccolo manifesto contro il potere e la servitù della mente e del cuore, in nome della libertà e della responsabilità individuali.
Perché don Milani ha interpretato la cultura non come erudizione o nozionismo ma come base della vera cittadinanza: saper leggere il contratto dei lavoratori – diceva – è cultura.
“Una fiammante, socratica apologia
che ogni ragazzo dovrebbe leggere
appena si sveglia al dubbio e all’esistenza.”
Dall’introduzione di Roberta De Monticelli
Don Lorenzo Milani (Firenze 1923 - 1967). Si avvicina al cristianesimo all’età di vent’anni e a ventiquattro è ordinato sacerdote. Diventa cappellano a San Donato di Calenzano, importante centro operaio vicino a Firenze, dove avvia il suo esperimento di istruzione popolare contro la scuola classista che condanna i più poveri all’ignoranza, dunque alla servitù. È un prete scomodo per la Chiesa, che sceglie di isolarlo esiliandolo in una minuscola comunità sopra Firenze: Sant’Andrea a Barbiana. Siamo nel 1954. Nel 1965 don Milani scrive una lettera aperta a un gruppo di cappellani militari che in un loro comunicato ufficiale avevano definito vile e anticristiana l’obiezione di coscienza. Il gesto gli costa un rinvio a giudizio per apologia di reato e una condanna postuma. Con i ragazzi della scuola di Barbiana don Milani compie una straordinaria avventura umana e spirituale, culminata nel maggio del 1967 con la pubblicazione di Lettera a una professoressa, opera collettiva oggi letta in tutto il mondo.