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Descrizione
Ha una delicatezza d'antan la poesia di Olga Sesso Sarti che con Echi da varchi vicini approda a una raccolta compiuta e dal forte impianto programmatico, dove tuttavia non manca un sofferto coinvolgimento emotivo. Le strofe si dispongono sulla pagina in maniera calibrata e precisa, dopo un tirocinio costante con una parola poetica sviluppatasi, «Oltre il suono ignaro del mondo», in un ambito privato dickinsoniano. Le tre sezioni che formano la silloge si presentano alla stregua di altrettante suites musicali, numerate e prive di titolo, permeate come sono di una rêverie che, a tratti, aspira a una dimensione sublime, rarefatta, al fine di «crescere / nella via di ritorno / verso l'integrità». In effetti, tale anelito costante verso una leggerezza dalla «forma di nuvola» non disdegna di immergersi nella «complessità / di un tempo presente» e di ricorrere a termini ricavati dal repertorio lirico tradizionale, investendoli, «tra pensieri convulsi / e luci opache», di nuove, inedite sfumature. Tale poetica, in cui si alternano epigrammi e componimenti più distesi e articolati, è d'altronde vissuta con levità bertolucciana (ma si pensi anche a certe immagini di Fernanda Romagnoli), con il proposito di «osservare / tra questi volti di pietra / un arrivo di cielo». Sarà dunque «la morte quieta / di questo piccolo orizzonte / nutrito di benevole menzogne» a costituire il retaggio di quella che potremmo definire, rubandole un incantevole distico, «Guardiana ammutolita / di giovani comete». (p.d.p.)