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Scrittrici in esilio tra Ottocento e Novecento
Protezione:
Social DRM
€ 13,20
Dettagli
FORMATO | |
EDITORE | Quodlibet |
EAN | 9788822913586 |
ANNO PUBBLICAZIONE | 2022 |
CATEGORIA |
Critica e storia della letteratura |
LINGUA | ita |
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Descrizione
Tra esilio e scrittura esiste da sempre un nesso fortissimo; la letteratura contribuisce a riannodare i fili dell’esperienza e a rielaborare la perdita di ogni riferimento personale, linguistico, culturale.Nel caso delle scrittrici, almeno fino a Novecento avanzato, ogniesperienza di sradicamento è aggravata da una ancora incertacondizione autoriale che rende più problematico il rapporto conla scrittura.
Il volume indaga il lavoro di molte autrici, da Cristina di Belgiojoso a Erminia Fuà Fusinato, Maria Zambrano, Agota Kristof,che tra Ottocento e Novecento hanno vissuto l’esilio per motivipolitici e hanno dovuto ricostruire un’identità, anche linguistica eletteraria, in condizioni profondamente diverse da quelle consuete. Nei loro scritti e nelle loro tragiche vicende si evidenzia tuttoil significato profondo e la forza reattiva che la scrittura rivestecome elemento di resistenza contro la negatività del trauma. Il linguaggio esiliaco, d’altronde, soprattutto nel caso di donne scrittrici, esprime non solo una dimensione di alterità comune a tuttele esperienze di allontanamento forzato o volontario dalla patria(come avviene ancora in Clementina de Como, Louise Hamilton oElisa Chimenti), ma dà anche voce, in casi come quello di Emmao Anna Maria Ortese, a una condizione di esclusione e di nonappartenenza condivisa, indipendentemente dallo sradicamentoterritoriale, da tante scrittrici vissute tra Ottocento e Novecento.
Il volume indaga il lavoro di molte autrici, da Cristina di Belgiojoso a Erminia Fuà Fusinato, Maria Zambrano, Agota Kristof,che tra Ottocento e Novecento hanno vissuto l’esilio per motivipolitici e hanno dovuto ricostruire un’identità, anche linguistica eletteraria, in condizioni profondamente diverse da quelle consuete. Nei loro scritti e nelle loro tragiche vicende si evidenzia tuttoil significato profondo e la forza reattiva che la scrittura rivestecome elemento di resistenza contro la negatività del trauma. Il linguaggio esiliaco, d’altronde, soprattutto nel caso di donne scrittrici, esprime non solo una dimensione di alterità comune a tuttele esperienze di allontanamento forzato o volontario dalla patria(come avviene ancora in Clementina de Como, Louise Hamilton oElisa Chimenti), ma dà anche voce, in casi come quello di Emmao Anna Maria Ortese, a una condizione di esclusione e di nonappartenenza condivisa, indipendentemente dallo sradicamentoterritoriale, da tante scrittrici vissute tra Ottocento e Novecento.