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La salvezza senza fede
Protezione:
Adobe DRM
€ 6,99
Dettagli
FORMATO | |
EDITORE | Feltrinelli Editore |
EAN | 9788807941832 |
ANNO PUBBLICAZIONE | 2010 |
CATEGORIA |
Scienze sociali Critica e storia della letteratura |
LINGUA | ita |
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Descrizione
Thantà thnatoîsi, “cose mortali ai mortali”, diceva Pindaro. In ciò consiste l’etica del finito. Natoli in questo libro svolge una riflessione sulla possibilità per l’uomo contemporaneo di abitare il mondo senza fughe in un’improbabile trascendenza – nessun dietro mondo – e senza vani deliri di onnipotenza. Etica del finito vuol dire, infatti, comprendersi a partire dalla consapevolezza della propria mortalità. Questo modo di concepire l’esistenza – definibile in senso lato come pagano – percorre l’intera storia dell’Occidente, attraversa la cristianità fino a entrare silenzioso e di nascosto nella sua stessa trama, riemerge infine evidente dopo la morte di Dio come ethos tragico. Tuttavia anche quella cristiana è un’etica del finito. Non si tratta della finitezza naturale la cui misura è la morte, bensì di quella creaturale, vale a dire l’insufficienza di ogni essere a esistere per se stesso. Ma Dio crea le cose dal nulla, e se le abbandona ricadono in quel nulla da cui sono venute. Questo Dio nel corso della modernità è venuto a mano a mano evaporando, mentre la terra è rimasta segnata dal nulla della sua origine. In questo transito l’uomo d’Occidente non ha affatto abbandonato la promessa cristiana di salvezza – non più creduta – ma ha cercato di procurarsela da solo, di divenire signore del mondo, di farsi a suo modo Dio. Ciò non lo ha tuttavia esonerato dalle sue fragilità. L’uomo contemporaneo si trova stretto più che mai nell’antinomia tragica. Ma ai greci non si torna, da essi si riparte. D’altra parte non essere cristiani non vuol dire essere anticristiani: l’incarnazione può essere interpretata come una delle forme più alte di reciproca donazione. Si può così vivere sotto il segno della redenzione. Hic et nunc..