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Scritture emergenti: autrici e autori italiani che raccontano le loro visioni

Una panoramica degli scrittori e delle scrittrici emergenti che hanno pubblicato il loro primo libro da poco. Scopri le nuove voci del romanzo italiano nei nostri consigli di lettura.

giovani scrittori italiani

Sei in piedi davanti agli scaffali, alla ricerca di un romanzo da leggere, con quella voglia difficile da arrestare: sì, proprio quel bisogno di scoprire una nuova voce, di conoscerla attraverso le storie e le trame della sua scrittura, per far scoccare la scintilla. È un bisogno che conosciamo bene, per questo abbiamo dedicato i consigli di oggi a scrittrici e scrittori emergenti italiani come Milena Palminteri, Scilla Bonfiglioli, Davide Coppo. Autori e autrici che promettono di diventare presenze stabili nel panorama letterario italiano, con romanzi che parlano di libertà, di scelte, della ricerca del proprio posto nel mondo.

Scopriamoli insieme!

 

Nuovi scrittori italiani: 9 titoli per conoscere le voci di autrici e autori emergenti  

C’è chi viene dal mondo della comunicazione e arriva alla scrittura in maniera trasversale. C’è chi ha da poco terminato gli studi e chi, invece, sta ancora frequentando l’università. C’è anche chi ha lavorato per tutta la vita in un mondo che, in apparenza, ha poco da condividere con quello della narrazione. Ciò che gli esordienti e le esordienti hanno in comune, però, è aver realizzato quello che era il sogno di una vita — per alcuni — o una vocazione arrivata in giovanissima età — per altri. Conosciamole e conosciamoli meglio, attraverso i loro romanzi. 

 

“Bagai” di Samuele Cornalba

Cominciamo da “Bagai”, esordio di Samuele Cornalba. Ambientato a Pandino, nella provincia di Cremona, dove l’autore è nato e cresciuto, il libro ha come protagonista Elia, che vive con ritrosia il proprio rapporto con i sentimenti e le emozioni. Le sue giornate si consumano tra la scuola, qualche uscita con gli amici, i pochi bar del paese. Stretto in un luogo che non offre grandi prospettive, Elia è impermeabile alle parole del padre e a quelle del migliore amico: resiste ai tentativi di entrambi, che vorrebbero scuoterlo dall’apatia, e resta fermo dov’è. In realtà, il giovane vorrebbe aprirsi e condividere ciò che prova, ma non riesce a farlo, anzi, allontana le persone a cui tiene. Così, anche quando incontra Camilla, una compagna di scuola che sembra subito interessata a lui, fatica ad accettare quella vicinanza.

 

Classe 2000, Samuele Cornalba racconta le vite di ragazzi e ragazze che stanno per terminare le scuole superiori, affacciandosi a una nuova fase dell’esistenza, che però è ancora indefinita e sfuggente. La parola bagai, che dà il titolo al libro, è infatti un termine dialettale per indicare i ragazzi che non sono più bambini, ma neppure già adulti. La scrittura è lineare, diretta, ricca di dialoghi che fanno subito intuire quanto l’autore conosca a fondo temi come lo spaesamento, la convivenza di timori e desideri per il futuro, la voglia di evasione da un paesino di provincia, e quanto abbia saputo trasportarli sulla carta con naturalezza e potenza. 

 

“Di me non sai” di Raffaele Cataldo

A volte le persone si innamorano al primo sguardo, e altre volte, invece, i giorni trascorsi fianco a fianco non sono sufficienti perché si accenda la fiamma. Ai protagonisti del romanzo “Di me non sai” succede proprio questo: Lucio resta affascinato al punto da sviluppare quasi un’ossessione per l’altro, mentre Davide non riesce a dimenticare il primo amore. Lucio e Davide si frequentano, passano giorni e notti insieme, ma i loro sentimenti non camminano di pari passo, e mai lo faranno. 

 

Pugliese, classe 1991, Raffaele Cataldo, ha frequentato la Scuola Holden di Torino. Il suo romanzo d’esordio, uscito a gennaio 2024, è il racconto di una relazione impossibile in cui c’è troppa disparità tra i sentimenti, scritto alternando le voci dei due protagonisti Lucio e Davide. 

 

“La strangera” di Marta Aidala

Dall’esperienza della grande città alla vita di montagna il passo può essere breve. Certo, ci vogliono passione e volontà, che a Beatrice non mancano: la protagonista del libro “La strangera” insegue la libertà, si interroga sul futuro e su se stessa, pronta a mettere tutto in discussione, più volte. Da Torino, dove vive, si sposta in quota, dove conosce il malgaro Elbio e il misterioso Barba. In quel mondo ricco di fascino, ma duro e a tratti respingente, soprattutto verso chi è straniera, oltre che donna, Beatrice cercherà una risposta a tante domande che riguardano la sua vita e il suo futuro. 

 

Come il personaggio di cui scrive, anche l’autrice Marta Aidala (1996) ama le montagne e vive in città, a Torino, dove ha frequentato la Scuola Holden. Il suo è un libro sulla montagna che presenta elementi del romanzo di formazione e tratteggia la vita in quota con passione e precisione, in maniera realistica, senza tralasciare né la durezza di una vita simile, né i problemi legati al cambiamento climatico.  

 

“La sposa del vento” di Scilla Bonfiglioli

Il prossimo titolo ci porta indietro nel tempo, all’inizio del Novecento. Oskar Kokoschka è un giovane pittore che vive a Vienna, dove inizia a farsi notare per le sue opere. Dalla sua parte ha un alleato prezioso, il Maestro Gustav Klimt, che gli apre le porte di circoli prestigiosi. Tormentato da visioni mostruose, che poi trasforma in quadri, Kokoschka si innamora di Alma, vedova del musicista Mahler. Questo evento lo proietta in un periodo ispirato, felice, leggero, che termina, però, quando la donna lo lascia.  
 

La sposa del vento” è l’opera prima di Scilla Bonfiglioli (1983), attrice, regista e autrice di teatro. È un libro intriso di amore per la storia dell’arte, una disciplina che Bonfiglioli ha conosciuto da bambina grazie alla madre, guida turistica. Con una scrittura coinvolgente, dal ritmo serrato, la scrittrice racconta le ossessioni e l’amore travolgente del pittore Kokoschka, ricostruendo con precisione l’atmosfera decadente della Mitteleuropa alle soglie della Prima guerra mondiale.

 

“Tutta la vita che resta” di Roberta Recchia

Torniamo in Italia, a Roma, negli anni Cinquanta, con il romanzo “Tutta la vita che resta”, esordio di Roberta Recchia (1972). Marisa lavora nella bottega di suo padre quando conosce Stelvio Ansaldo: i due si innamorano, si sposano, creano una famiglia felice. Sono persone semplici e concrete, e la loro figlia, Betta, è una persona aperta, allegra, affamata di vita e di esperienze. Una notte, però, tutto cambia: Betta e sua cugina Miriam escono di nascosto per andare in spiaggia, sul litorale laziale, e quella notte la vita di Betta si interrompe in modo violento. Da quel momento in poi, nella vita degli Ansaldo, così come in quella di Miriam, c’è spazio solo per il dolore.

 

Roberta Recchia, insegnante di inglese e appassionata di scrittura fin dalla giovane età, mette su carta il racconto della perdita di una figlia, in un romanzo che parla di lutto, della vita di chi resta, Marisa e Stelvio, in primis, ma anche Miriam, che oltre alla morte della cugina deve fare i conti con la violenza subita in prima persona.    

 

“Il nostro grande niente” di Emanuele Aldrovandi

Amare vuol dire fare programmi di vita insieme e dichiarazioni che si concludono con un “per sempre”. Un evento imprevisto può cambiare tutto, come accade al protagonista del romanzo di Emanuele Aldrovandi (1985), “Il nostro grande niente”. C’è un lui che ama una lei e sta per sposarla, ma un incidente stradale mette fine alla sua esistenza. Quella di lei, invece, continua, prima a fatica, tra le crisi di pianto e la disperazione di aver perso il proprio amato, poi con maggiore fluidità.

 

L’autore e sceneggiatore teatrale Aldrovandi, al suo esordio narrativo, racconta tutto ciò che accade attraverso la voce dell’uomo che ha perso la vita e che osserva invece la sua ex fidanzata superare pian piano il lutto, ricominciare a vivere, conoscere un altro e sposarlo. Il romanzo è una riflessione sulle relazioni, affettive e amorose, su come ognuno sia, in qualche modo, sostituibile, in una prospettiva generale, su come questa “sostituzione” possa accadere anche quando consideriamo unico il sentimento che ci lega all’altro.  

 

“Come l’arancio amaro” di Milena Palminteri

Una saga familiare che inizia nella Sicilia degli anni Venti del Novecento e arriva fino ai Sessanta: “Come l’arancio amaro” è costruita intorno alla figura di Carlotta, primogenita del Barone Cangialosi e della moglie Nardina. Il libro è costellato di figure femminili che si muovono alla ricerca di un senso nel proprio essere al mondo, un mondo che le vuole diverse e che vuole scegliere altre strade. C’è Nardina, che vorrebbe studiare, ma accetta il matrimonio. C’è Sabedda, che lavora al servizio dei Cangialosi, e non ha i mezzi economici per decidere in modo autonomo. E anche Carlotta, cresciuta in un ambiente benestante, non può assecondare la sua passione, perché in quel periodo storico la professione di avvocato è considerata appannaggio degli uomini. 

 

Milena Palminteri (1949) ha convogliato la passione per la letteratura e la scrittura nel suo primo libro, in cui possiamo trovare moltissime tracce dell’attività che ha svolto per tutta la vita come conservatore negli archivi notarili. La protagonista Carlotta, infatti, lavora proprio un un archivio notarile e ricostruisce il suo passato grazie agli atti che sono conservati in quel luogo. 

 

“La parte sbagliata” di Davide Coppo

Nel suo primo romanzo, “La parte sbagliata”, Davide Coppo (1986) parte dall’esperienza personale per interrogarsi su cosa spinga un ragazzo di buona famiglia a scegliere quella che, a distanza di anni, l’autore considera ormai la parte sbagliata.

 

Siamo negli anni Duemila ed Ettore sta per cominciare le scuole superiori. Si è iscritto a un liceo del centro, anche se arriva dalla periferia, e subito si trova proiettato in un mondo che non conosce, senza amici, senza punti di riferimento. Si avvicina a un gruppo neofascista, anche se non si è mai interessato granché di politica. Lo fa per caso, quasi senza pensarci, ma in breve tempo quella frequentazione cambia la sua vita, compresi i rapporti con la famiglia. 

 

“Due di noi” di Camilla Rocca

L’ultimo libro di cui parleremo nel nostro articolo è l’esordio di Camilla Rocca (1982), italiana trapiantata a Parigi dai tempi dell’università. Il suo romanzo, “Due di noi”, è una storia intima, dolce, piena di speranza e affetto. 

 

Le gemelle Alice e Viola crescono specchiandosi l’una nell’altra, forti di un legame che nessun altro può comprendere e di una promessa fatta nell’infanzia, quando hanno intrecciato i mignoli e hanno pronunciato le parole “non ti mentirò mai”. Nell’estate della maturità, però, la loro vita accelera e tutto cambia, con la complicità di Francesco, che spinge Alice a vivere la sua vita in modo autonomo. E Alice non si tira indietro, scopre, cambia, evolve, e all’improvviso parte per Parigi. Ma ciò che unisce le due gemelle è forte, duraturo, stabile: le due ragazze, pur scoprendosi diverse, non si separano mai davvero.  

 

Eccoci al termine dei nostri consigli di lettura dedicati a scrittrici e scrittori esordienti italiani. Hai già letto qualcuno di questi romanzi? Quali altri esordi letterari hanno conquistato la tua attenzione e il tuo cuore?