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In viaggio con Franz Kafka: racconti e romanzi a cento anni dalla morte

Tra realismo e simbolismo, le opere di Franz Kafka hanno descritto la condizione universale dell’essere umano. Riscopriamole nei nostri consigli di lettura, a cento anni dalla sua morte.

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La produzione letteraria di un autore o un’autrice influenza la cultura anche in termini di espressioni che entrano nel parlare comune. L’aggettivo kafkiano, usato — e abusato, come sostiene lo scrittore e saggista Giorgio Fontana in “Kafka. Un mondo di verità” — per descrivere una situazione assurda, paradossale, ne è un esempio. I personaggi delle opere di Franz Kafka, infatti, sono sempre inseriti all’interno di vicende che sembrano del tutto normali, ma che poi evolvono in qualcosa che sfugge alla logica. Allusivi e simbolici, i suoi romanzi e racconti hanno saputo cogliere la condizione umana del singolo nel momento presente, così come all’interno della storia, in prospettiva. 

 

In occasione del centenario della sua morte, avvenuta il 3 giugno 1924, ecco alcune letture che ti consigliamo, per conoscere meglio Kafka e il suo pensiero.

 

Cento anni dalla morte di Franz Kafka: influenze e temi della sua scrittura


Franz Kafka nasce a Praga nel luglio del 1883. La città, all’epoca parte dell’Impero Asburgico, è teatro di incontri, scontri e integrazioni culturali: cechi, tedeschi ed ebrei convivono da secoli, rendendo il clima vivace e prospero. Nella crescita e nell’evoluzione del pensiero di Kafka, il ricco e variegato ambiente culturale ha un’importanza decisiva. 

Studia in scuole tedesche, ma è affascinato sia dalla cultura ceca che da quella ebraica, e in particolare dalla mistica, anche grazie alle origini israelite di suo padre. Le sue opere sono influenzate dalla conoscenza personale di alcuni scrittori del Circolo linguistico di Praga, come Max Brod, che divenne il suo più caro amico, ma anche dalla filosofia di Søren Kierkegaard, e ancora da Nietzsche, Goethe, Flaubert, Dostoevskij

 

Realismo, simbolismo e temi ricorrenti

La scrittura di Kafka è densa di descrizioni precise, minuziose, attente. Che si tratti di persone, oggetti o luoghi, tutto è riportato con estremo realismo, fin nei dettagli. È facile, però, intuire che c’è un secondo piano: le implicazioni simboliche di quanto rappresentato sono forti, al punto che le due dimensioni (realismo e simbolismo) convivono in parallelo. 


Tra gli scrittori più influenti scrittori del XX secolo, Kafka è noto per aver esplorato temi profondamente complessi e inquietanti, che riflettono l'alienazione, l'isolamento, la burocrazia oppressiva e l'assurdità della condizione umana.


I suoi personaggi si sentono spesso estranei alla società e alle persone che li circondano, come accade a Josef K. in “Il processo”. Centrale anche la sensazione di essere lontani dagli altri, incapaci di comunicare davvero emozioni, sentimenti e pensieri: un altro famoso protagonista kafkiano, Gregor Samsa, viene progressivamente emarginato dalla sua famiglia, dopo la trasformazione in insetto. L’isolamento di cui parla l’autore praghese riguarda il singolo, ma è comune a tutti gli esseri umani.

 

Nei racconti e nei romanzi di Kafka, ricorre anche il tema del rapporto con l’autorità e la burocrazia e, più in generale, dell’incomprensibilità della legge. L’apparato burocratico opprime la persona, la schiaccia, la ostacola, generando un forte senso di frustrazione. I meccanismi del potere sono misteriosi e inaccessibili, anche se in un primo momento possono aprirsi e accogliere, come in “Il castello”. La legge, sia quella stabilita dagli uomini, sia quella che regola le loro vicende terrene, è del tutto priva di senso, oppure, se ne ha uno, non è possibile conoscerlo. Ecco perché i racconti appaiono assurdi, perché l’essere umano non ha, in definitiva, la possibilità di trovare un senso, un significato. 

 

Le opere di Franz Kafka: i racconti e i romanzi più noti


Per tutta la vita, Kafka lavora come impiegato, prima alle Assicurazioni Generali, poi in un altro istituto assicurativo. Nel frattempo, scrive molto, anche se solo una minima parte della sua produzione arriva in casa editrice quando lo scrittore è in vita. I romanzi che conosciamo e leggiamo ancora oggi, così come alcuni diari e raccolte epistolari, vengono pubblicati postumi. Kafka, morto di tubercolosi ad appena quarantuno anni, lascia molti manoscritti all’amico Max Brod, chiedendo che siano distrutti: ma Brod, invece, decide di non rispettare le volontà dello scrittore, dando alle stampe i romanzi e le raccolte tra il 1925 e il 1935. 

 


 

“Un medico di campagna”

Sei anni dopo la sua prima raccolta di prose, “Contemplazione”, uscita nel 1913, Kafka pubblica “Un medico di campagna”, che comprende quattordici racconti visionari con protagonisti differenti. Vediamo un medico chiamato a raggiungere il suo paziente durante una tempesta, un messaggero che non arriverà mai a destinazione e molti altri personaggi che vivono sulla loro pelle il caos e le incognite della vita umana. 

 

“La metamorfosi”

È del 1916 il racconto di Kafka più conosciuto, in cui un uomo si risveglia trasformato in un insetto. “La metamorfosi” ha come protagonista Gregor Samsa, un uomo normalissimo che al mattino, all’improvviso, si accorge di essere diventato un insetto gigante, con tutto quello che ne consegue. Il nuovo aspetto esteriore, infatti, gli causa non poche difficoltà materiali, ma soprattutto ha un impatto sulla sua vita sociale: la relazione con la famiglia si compromette, e Samsa viene pian piano allontanato dai parenti. 

In questa edizione, i disegni di Peter Kuper danno vita alle immagini del racconto attraverso tecniche espressioniste e fumettistiche classiche. 

 

“Il processo”

Un’altra vicenda assurda è quella di Josef K., che incontriamo nel celeberrimo romanzo “Il processo”. L’uomo, infatti, viene dichiarato in arresto senza che ne siano chiarite le motivazioni. È sicuro di non aver commesso reati, quindi cerca una soluzione razionale alla vicenda in cui si ritrova, suo malgrado. Ma non c’è ragione che tenga, di fronte all’apparato burocratico che lo ha indicato come colpevole e che vuole la sua condanna. Interrogatori e udienze diventano man mano più surreali, in un’atmosfera claustrofobica che toglie alla persona ogni possibilità di svincolarsi dal potere esercitato dagli altri, dalle convenzioni sociali e dalle circostanze. 

 

“Il castello”

Ispirato a uno degli edifici di Zurau, in Boemia, dove abitava la sorella Ottla, “Il castello” è l’ultimo romanzo di Franz Kafka. Il granaio della cittadina diventa, nell’immaginazione del praghese, un castello imponente che domina un villaggio. K., chiamato lì per svolgere il lavoro di agrimensore, deve affrontare le insidie di un mondo labirintico, in cui ogni passo costa fatica estrema. Farsi ricevere dal datore di lavoro si rivela quasi impossibile, la burocrazia è ingarbugliata e le leggi sono contrarie alla logica: tutto, in quel villaggio, sembra sfuggire a ogni tentativo di attribuire un senso, eppure gli abitanti non ne sono turbati, anzi, accettano lo status quo. K. non demorde, continua a battersi per cambiare la sua condizione, continua a cercare un varco tra quell’intrico di norme e convenzioni, senza però trovarlo. 

Il romanzo, a un certo punto, si interrompe: Kafka, infatti, non era riuscito a terminarlo, ma pare avesse confidato all’amico Max Brod la conclusione che aveva in mente. Brod la inserirà in una nota alla prima edizione.

 

Saggi e romanzi su Franz Kafka, per muoversi tra luoghi fisici e letterari 

 

Il nostro viaggio con Kafka sta per giungere al termine. Prima della sua conclusione, però, è bene prendere in considerazione alcuni titoli che possono farti conoscere più da vicino lo scrittore praghese. 

 

Cominciamo da “A Praga con Franz Kafka” di Giuseppe Lupo, un volume che esplora la città in cui l’autore è nato, ha studiato, lavorato, vagato. Una città che la convivenza di cultura ebraica, slava e tedesca ha reso unica, fonte inesauribile di ispirazione per chi, come Kafka, ha avuto occhi, orecchie e cuore ben spalancati e pronti a cogliere l’umanità che brulicava tra le sue strade.

 

La presenza di più culture implica la presenza di più lingue, e Kafka ha sempre scritto nel tedesco che aveva appreso a scuola, ma che non era la sua madrelingua. Questo e altri temi sono al centro di “Kafka” di Mauro Covacich, che segue lo scrittore tra le vie di Praga e di Trieste, lo cerca negli archivi dei luoghi in cui ha lavorato, ne rincorre pensieri e inquietudini con passione e affetto, come se stesse scrivendo la biografia di una persona di famiglia.

 

Altri due libri che ti consigliamo sono “Kafka. I primi anni” e “Kafka. Gli anni delle decisioni” di Reiner Stach, frutto di un meticoloso lavoro su fonti inedite, come lettere di famiglia e diari di Max Brod. Scopriamo così che i genitori di Kafka lo avrebbero voluto commerciante di stoffe, ripercorriamo i suoi anni di formazione a Praga, una città già scossa dal nazionalismo e ci spostiamo (nel secondo volume) al periodo che segna il passaggio alla vita adulta. Sono anni in cui Kafka si dedica a un lavoro che non lo soddisfa perché sterile e ripetitivo ma, d’altro canto, non ha ancora pubblicato che poche pagine. Anni in cui la sua consapevolezza letteraria cresce man mano, tra amicizie, scambi epistolari e il legame con Felice Bauer. 

 

Ed eccoci alla conclusione. Ti lasciamo, come sempre, in compagnia dei consigli di lettura dei nostri librai per il centenario della morte di Kafka.

 

A presto!